"Il portico neocinquecentesco si apre lateralmente con due arconi a pieno sesto su pilastri ed è coperto da un sistema di volte a botte, scandite da coppie di nervature, che si scaricano sulla cornice marcapiano... L'ampio portale centrale consta di uno stipite architravato, con al centro l'iscrizione latina: Urbanus Papa Vili / Anno Salutis MDCXXV... Gli ingressi laterali furono aperti per consentire un più comodo accesso alla chiesa, originariamente con un solo portale" (Sandra Vasco Rocca).
A sinistra dell'ingresso centrale, una lapide medievale, in lingua latina (gotico antico), forse del secolo XII, fa memoria del cimitero e del convento, un tempo annessi alla chiesa. A destra dello stesso portale, si può leggere un'epigrafe del XVII secolo, la quale, traducendo la lapide di sinistra, racconta i momenti principali della costruzione e dice: "In questa chiesa di S. Bibiana, vergine e martire – unita da Eugenio IV alla sacrosanta patriarcale basilica liberiana di S. Maria Maggiore – l'anno 1439 – e nel suo cimitero chiamato di S. Anastasio I "ad ursum pileatum" – ove riposano undicimiladuecentosessantasei corpi di martiri – senza fanciulli e donne – con quello del medesimo Santo Pontefice e del suo successore S. Innocenzo I – avendolo ampliato e restaurato – vi è l'indulgenza massima – cioè plenaria – principalmente la festa di tutti i Santi – sino all'ottava dei morti".